Gli scarsi investimenti in ricerca e sviluppo, la perdita di posti di
lavoro, gli adempimenti burocratici opprimenti, la corruzione dei
funzionari pubblici, la fuga dei cervelli all’estero, l’eccesso di
pressione contributiva, l’inefficienza della giustizia civile, i costi
elevati dei servizi bancari, i pubblici servizi inefficienti, le
infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia, gli sprechi
nella Pubblica Amministrazione, la mancata tutela dei nuovi entrati nel
mercato del lavoro, minacciano il sistema produttivo italiano e ne
paralizzano le potenzialità di crescita.
Quante aziende riusciranno a sopravvivere, nei prossimi anni, senza
interventi in grado di alleviare lo stato di sofferenza nel quale sono
state spinte?
E a chi tocca intervenire, a che si rimuovano le inefficienze che
impediscono al sistema di riprendere a funzionare?
La maggioranza di governo è impegnata a contenere il potere dei giudici,
è preoccupata a regolamentare le intercettazioni, si arrovella a come
ostacolare l’arrivo dei comunisti, è immersa nella riscrittura dei libri
di testo per la scuola, si prepara a sventare i complotti, orditi contro
il nostro paese, dalle plutocrazie giudaico massoniche, valuta
l’opportunità di uscire dall’Unione europea, considera necessario
schierare la flotta navale per bombardare le navi degli immigrati.
Non c’è tempo e forse neppure voglia d’interessarsi di lavoro, di
sviluppo, di produzione, di costi della politica, di insopportabili
pratiche burocratiche, di bassa qualità del capitale umano, presente
nella pubblica amministrazione, di fiscalità di vantaggio e di
salvaguardia del patrimonio culturale e ambientale.
Come mai, se i mali sono così chiari, i soggetti interessati non
riescono a proporre nessuna medicina da somministrare al malato?
Se la politica non riesce a fare il suo mestiere, come mai gli
imprenditori, le associazioni di categoria, i rappresentanti delle
professioni, i precari non intervengono, al di là delle stanche
dichiarazioni rituali, per organizzare un breve elenco delle priorità di
cui questo paese ha bisogno?
Questi altri soggetti sociali non sono, anche loro corresponsabili,
visto che non sembrano percepire la drammaticità della situazione?
Perché non definiscono una priorità raggiungibile in tempi ragionevoli,
per cui valga la pena battersi tutti insieme per il rilancio
dell’Italia?
Sorge il dubbio che in giro, anche fuori dalla politica, non circolino
grandi idee per rilanciare il sistema-Italia, o forse chi le propone non
abbia la forza e la credibilità per aggregare le energie necessarie al
superamento di vecchie e nuove divisioni.
L’aria è talmente avvelenata che, per ora, non s’intravede nessuna
proposta di coesione sociale in grado di lavorare per la crescita di
questo nostro paese.
Ma finché non arriveremo a questo, continueremo a girare a vuoto.
Giovanni Caputo
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