“Come molte donne
rivendicano, parità di dignità non significa “essere la stessa cosa
dell’uomo”. Questo porterebbe solo a un impoverimento della donna e di
tutta la società, con la deformazione o la perdita di quella ricchezza
unica e di quel valore propri della femminilità.” (dal messaggio di Papa
Giovanni Paolo II Alla Signora Gertrude Mongella Segretario Generale
della IV Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulla Donna)
Care amiche, care concittadine, care donne,
tanti auguri!
Oggi, 8 Marzo, ricorre “La giornata internazionale della donna”
(comunemente definita festa della donna).
Questa celebrazione, tenutasi in Italia per la prima volta nel 1922,
ricorre l'8 marzo di ogni anno per ricordare sia le conquiste sociali,
politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le
violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo.
Ne è trascorso di tempo da quel 28 febbraio 1909, primo vero giorno
dedicato alle donne, negli USA.
Ma l’origine di tutto è da ricercarsi almeno nell’estate del 1907,
quando durante il VII Congresso della “II Internazionale socialista”,
tra i vari temi affrontati, si discusse anche delle discriminazioni
sessuali contro le donne, del loro salario e del relativo sfruttamento
operato dai datori di lavoro ai danni delle operaie.
Fu inoltre, per la prima volta, proposto di aprire alle donne la
possibilità di voto.
E’ inutile negare che, nonostante l’emancipazione femminile, le grandi
conquiste raggiunte in materia di diritti di parità uomo-donna, i grandi
passi compiuti dalle donne in questa direzione, superando tanti
ostacoli, per raggiungere un riconoscimento di maggiore incisività del
suo ruolo negli ambiti culturali, sociali, famigliari e politici, troppo
spesso ci troviamo dinnanzi a situazioni che evidenziano uno stato di
arretratezza mentale e sociale che portano a considerare la donna
relegata a vecchi stereotipi di pensiero di radice maschilista.
Cosa dire delle condizioni disumane con le quali sono trattate tante
donne nei paesi del mondo meno sviluppati del nostro: donne e bambine
costrette a lavorare come schiave, costrette a prostituirsi, costrette a
violenze fisiche e mentali.
Cosa dire della volgarizzazione del corpo della donna quotidianamente
propinata dai media che creano modelli ,per le nuove generazioni, che
vanno a danneggiare in primis le donne privandole di qualsivoglia
rispetto della propria dignità .
Cosa dire di tutte quelle volte in cui, nel nostro percorso, siamo
costrette ad affrontare, sempre con fierezza, gli sguardi subdoli e
ipocriti di chi pensa che una donna sia deputata a fare alcune cose e a
non farne altre; di tutte quelle volte in cui siamo costrette a lottare
per sgomberare il nostro futuro da chi si permette di schiacciare la
nostra dignità solo perché è più facile infierire contro una donna, da
chi pensa di essere geneticamente predisposto a prevalere su una donna
e, ancor peggio, da chi reputa di poter affermare la propria virilità
permettendosi di violentare le nostre intelligenze e il nostro corpo.
E’ innegabile che la strada da percorrere in tal senso sia ancora tanta,
lunga e irta di ostacoli e per quanto possa augurare a tutte noi di non
aver mai vissuto e di non vivere situazioni o esperienze di questo tipo,
mi rendo conto che tante sono le donne che vivono queste realtà nella
tranquillità del nostro bel paese “sviluppato”.
Il mio augurio più grande va a loro!
Vi auguro di lottare per ciò che fate, per ciò in cui credete, per
quello che sognate e a cui aspirate,per la vostra libertà, di lottare
per voi stesse!
Ma il mio pensiero, in questa giornata di festa, vola a tutte noi
indistintamente, donne-madri, spose, figlie e
sorelle,donne-lavoratrici,donne-consacrate, donne che quotidianamente
lavorano per dare il proprio contributo in famiglia, sul posto di
lavoro, nella società.
Il mio augurio più sincero è che riusciate ad essere voi stesse, a
sentirvi realizzate nella quotidianità, nelle vostre ambizioni,nei
vostri desideri e sogni, nella vostra dignità di donne.
Forse è proprio vero che ci nasce donna ha una marcia in più….quella
piccola stanghetta sul cromosoma XY….
Parlano di noi appellandoci come il “sesso debole” , e invece proprio
quell’ aggettivo “ debole” cela dietro di se tutta quella pacata
determinazione e dolce passione che ognuna di noi ha come patrimonio
genetico, quell’irrazionale forza d’animo e pragmatismo che ci
caratterizzano nell’affrontare le difficoltà della vita, dalle più
piccole alle più grandi, quello spirito materno espressione di amore per
la propria famiglia e per una società migliore.
Noi donne siamo in credito nei riguardi della storia da sempre scritta
come narrazione esclusiva di conquiste degli uomini senza nessun
riconoscimento alla nostra tenacia e perseveranza.
Nulla viene riconosciuto alle mamme e alle mogli degli emigranti che in
questi anni hanno perso i propri mariti e i propri figli nelle tragedie
consumate nel Mediterraneo; alle mamme e alle mogli dei palestinesi che
continuano ad offrire i corpi dei propri uomini per la costruzione di
una Patria; alle donne saudite a cui viene negato il diritto
all’esistenza fuori dalla protezione maschile; alle donne iraniane
sottomesse da un’interpretazione repressiva e liberticida della
religione; alle donne occidentali nei loro molteplici ruoli di madri,
spose, badanti, serve, amanti.
E allora, troppo spesso sopperiamo alla mancanza di questo
riconoscimento con la festa, il regalino l’immancabile mimosa gialla e
fiumi di logore frasi fatte. Il giorno dopo tutto continua come prima.
Dobbiamo dimostrare di essere più preparate degli uomini per poter
occupare un posto di lavoro, dobbiamo firmare le dimissioni in bianco
quando veniamo assunte, affrontare le difficoltà della crisi con i suoi
licenziamenti, dobbiamo occuparci dei bambini, mariti, genitori,
suoceri, disabili, per poi essere aggredite se teniamo testa al violento
di turno.
Ci auguro, in questa giornata di marzo, di ritrovarci tra di noi per
condividere la spensieratezza di un giorno che sia momento di ricordo e
riflessione;
Ci auguro, in questo giorno di festa, di proiettarci al futuro senza
dimenticare il nostro passato e tutte quelle donne e quelle madri che
hanno lottato e lottano offrendo il loro contributo a difesa della
dignità, del ruolo e dei diritti delle donne;
Ci auguro, che questo 8 marzo, giornata internazionale delle donne, ci
caratterizzi sopratutto dal rispetto per le nostre parole, i nostri
gesti, i nostri sguardi , la nostra dignità.
L’assessore alla cultura e alle pari opportunità
Mariarosaria De Bartolomeo
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