A Veglie non c’è nessuna gestione del territorio che tenga conto dell’interesse collettivo
Locuzione latina utilizzata nel diritto romano, per individuare l’autore di una azione, il responsabile di una situazione, che trae vantaggio dalla stessa. “A chi giova?”Il Comune di Veglie ha un piano regolatore generale vecchio, del 1980; l’evoluzione di tale strumento urbanistico, il piano urbanistico generale (PUG), non è stato ancora redatto, lasciando irrisolte alcune situazioni.
Il Comune di Veglie non si è ancora adeguato al piano paesaggistico della Regione Puglia (PPTR), tra i primi in Italia, entrato in vigore nel febbraio 2015. Cui prodest?
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Il PUG e il PPTR altro non sono che regole, che permetterebbero di gestire il territorio in modo ordinato e aggiornato. Il Comune di Veglie non ha ancora valorizzato concretamente la macchia mediterranea in contrada Lupomonaco, facendo decollare l’istituzione di un parco naturale. Intanto, si ripetono gli incendi, che dovrebbero essere censiti annualmente dai comuni nell’apposito catasto regionale; ciò comporterebbe il divieto di modificare la destinazione urbanistica delle aree percorse da fuoco per quindici anni, il divieto di caccia e pascolo per dieci anni. Ma intanto il pascolo e la caccia continuano a consumare la macchia; così come la degrada l’abbandono di rifiuti di varia tipologia, favorito dai varchi aperti e incontrollati. Non c’è cartellonistica che illustri il regolamento di fruizione in vigore da tre anni. Sulle strade non esiste neanche segnaletica che indichi agli eventuali visitatori la presenza del parco e come raggiungerlo. Cui prodest? A chi giova? Questo il quadro amministrativo e urbanistico.
Generalmente in un’area la realizzazione di una strada è un po’ come un cavallo di Troia, nel senso che ne consegue l’aumento del valore immobiliare del terreno, che suscita a sua volta l’appetito degli speculatori, che possono poi stimolare con intraprendenza e improvvisazione edilizia, attività produttive…
Non una visione integrale del territorio, capace di pianificare gli interventi in maniera adeguata al contesto, al passo coi tempi, secondo i moderni orientamenti urbanistici. Non una gestione del territorio che tenga conto dell’interesse collettivo.
Già gli antichi romani tutelavano severamente alcune aree del territorio, i boschi sacri, come testimonia la Lex Spoletina. Anche Papa Francesco si è pronunciato sulla tutela dell’ambiente.
Le scelte urbanistiche non sono come l’affidamento del servizio di mensa scolastica, o della raccolta dei rifiuti, che sono caratterizzati dalla temporaneità. Le scelte urbanistiche sono definitive.
Dott. Fabio Coppola