UN
RICORDO DI LUCA

Chi
era Luca? Vogliamo farvi brevemente un ritratto di lui per
come l’abbiamo conosciuto noi, perché qualcuno può credere
che un corpo smagrito, inchiodato ad un letto, immobile,
paralizzato totalmente dalla malattia, come era il suo, sia
solo un ingombro, una presenza che mette a disagio, che
turba la vista.
Invece quel corpo era un essere umano esattamente come tutti
noi, con un cervello perfettamente funzionante e un cuore
molto più sensibile del nostro.
Luca
era un ragazzo dall’intelligenza vivace, pronta, che amava
tenersi informato su tutto quello che accadeva nel mondo.
Con lui si poteva parlare di tutto: di religione, di
politica, di sport, di cinema, di televisione, di tecnologia
e quant’altro. Aveva una buona cultura, grazie anche ad
internet e alla televisione, che gli facevano compagnia
durante le sue lunghe ore di solitudine. Con Luca potevi
chiacchierare, litigare, scherzare, piangere e gioire. E gli
amici che lo hanno conosciuto meglio, sanno bene che dai
suoi occhi potevi comprendere quali pensieri e quali
sentimenti in quel momento sfioravano la sua mente. Luca
diceva che avrebbe voluto diventare l'Obama dei disabili,
per difendere i diritti di tutti coloro che si trovavano
nelle sue condizioni.
Luca
era un ragazzo, un giovane uomo esattamente come tutti gli
altri, con gli stessi pensieri, gli stessi sentimenti, le
stesse esigenze affettive e fisiche.
Però
a differenza di tanti giovani che non riescono ad amare la
loro felice vita, Luca, invece, amava tantissimo la sua vita
infelice.
Quante volte in un momento di sconforto gli abbiamo sentito
dire: “Vorrei morire. Qualche giorno mi ammazzo!” Ma poi
capivamo che erano solo parole dettate dalla tristezza,
perché se il respiratore artificiale al quale era attaccato
andava all’improvviso in allarme, lui entrava nel panico,
cominciava a gridare spaventato con la sua debole voce:
“Fate qualcosa, presto, aggiustate la macchina, altrimenti
potrei morire!”.
Il
suo tormento non era la sua malattia, con la quale, a
differenza di quanto si possa pensare, conviveva piuttosto
bene, e questo grazie anche alla sua straordinaria mamma,
che con tanto sacrificio e amore ha saputo dare al figlio,
nonostante tutto, una vita normale e completa.
Il
tormento di Luca e la sua rabbia derivavano, invece, dal
fatto di non sentirsi compreso dagli altri e, soprattutto,
dal fatto di non sentirsi amato come uomo da nessuna donna,
lui che aveva tanta voglia di innamorarsi e di essere
ricambiato; lui che si disperava quando qualcuno gli diceva,
imprudentemente, che difficilmente avrebbe incontrato una
donna disposta ad amarlo. E lui piangendo di questo, una
volta ci disse: “Perché mi dicono così? Io ho tanto amore da
dare!”.
Nessuno aveva il diritto di distruggere i tuoi sogni, le tue
speranze, Luca!
Una
vita senza speranza è una vita disperata e la tua già
difficile vita, Luca, era aggrappata fortemente al sogno di
un amore.
Ecco
cosa scriveva Luca nelle sue poesie: “Sì, ho il cuore di un
principe che cerca invano tra le stanze di un castello
incantato la principessa del suo sogno… che mi dia un bacio
e rompa il sortilegio che mi volle prigioniero di un corpo
non amato, un corpo che dice solo dolore, mentre il cuore
vorrebbe parlare solo d’amore”.
E
poi, ancora, scriveva: “Ti cercai in ogni volto, in ogni
sguardo, in ogni paese e nazione tra le macerie dell’odio,
nello sconforto della solitudine… Ti cercai… nel buio della
notte o nello splendore del sole dopo un temporale, nel gelo
del mio cuore o nel caldo della passione… Ti cercai, o mio
eterno amore!”.
Il
28 gennaio scorso, su facebook, Luca ha scritto: “Vorrei
parlare solo di amore, pensare solo all’amore, invece devo
pensare a chi dovrà assistermi, se è meglio morire o vivere…
vorrei tanto un piccolo amore per amare questa vita triste…”
Luca, sappiamo che l’amore sincero e grande della tua mamma
e quello di noi amici non ti bastavano, non ti realizzavano
pienamente… Noi ti dicevamo che nemmeno l’amore completo di
una donna avrebbe sopperito pienamente a quel bisogno che
avvertivi dentro, perché c’è una solitudine che ognuno di
noi si porta nel cuore per tutta la vita, che nessun essere
umano può riempire, una solitudine destinata, forse, a
trovare vero appagamento solo in Dio, l’Unico capace di
saziare il nostro bisogno più profondo di amore e di
infinito.
Ora
tu sei fra le Sue braccia, coccolato dal Suo amore immenso e
misericordioso che ti ripagherà di tanta solitudine, di
tanta sofferenza, di tutto l’amore che non hai trovato qui
sulla terra.
Grazie Luca: della tua splendida amicizia, dei tanti
insegnamenti che abbiamo tratto da te e dalla tua vita.
Grazie per aver aperto a noi il tuo cuore fino in fondo,
fino ad arrivare a rivelarci i tuoi segreti più nascosti,
vincendo la vergogna e la paura di essere da noi giudicato.
Da te abbiamo imparato quanto sia dignitosa e meritevole di
essere vissuta anche quella vita che agli occhi degli altri
può apparire inutile e straziante, quella vita che tu,
seppur tra mille difficoltà, sofferenze, solitudine e
sconforto, hai tanto amato.
Ti
chiediamo perdono se negli ultimi mesi non ti siamo stati
vicini per come avremmo voluto, potuto, dovuto. Perdonaci,
Luca, per le nostre mancanze!
Ti
porteremo per sempre nel cuore!
Da
lassù prega il Signore per la tua mamma, perché trovi la
forza per andare avanti nonostante la tua incolmabile
assenza fisica. Voi due eravate l’uno l’estensione, il
prolungamento dell’altra. Tua madre era per te le tue
braccia, le tue gambe, il tuo respiro… Tu eri per lei tutto,
la ragione e il senso stesso della sua vita.
La
tua grande fede, Elvira, ti sostenga anche in questa nuova e
dura prova. Nulla sarà più come prima, tranne la nostra
amicizia che continuerà a tenerci uniti nell’amore e nella
preghiera per il nostro Luca.
Mauro, Daniela, Alessia, Elisabetta
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