Qualche mese fa, avevo scritto che il sistema Italia era minacciato
dall’incapacità della politica ad affrontare i problemi degli italiani,
dopo qualche giorno il censimento Istat presenta una situazione del
nostro paese ancora più drammatica.
La paura di scivolare nella povertà, il calo del potere d’acquisto, la
minore capacità di risparmiare e il gonfiarsi del numero dei giovani che
non trovano lavoro, sono, secondo i dati Istat, gli aspetti di un
declino di cui i cittadini sono consapevoli, ma la classe politica di
Governo non riesce a rendersene conto.
Allora sarebbe obbligatorio che i Governi, anche quelli locali,
leggessero il rapporto dell’Istat e fossero più attenti a quei segnali
messi in atto dagli attuali comportamenti della società:
• il voto delle amministrative, che spinge verso cambiamenti profondi
nella rappresentanza;
• il flusso in continuo aumento dei neolaureati che vanno a cercare
fortuna all’estero,
• il numero esplosivo dei ventenni che non studiano e non lavorano, un
pezzo di generazione futura che sta immobile e rischia di essere perduta
per sempre.
Sono due milioni e centomila cittadini tra i 15 e i 29 anni che non
fanno nulla. Sono oltre il 22 per cento dei giovani italiani che non
hanno alcun reddito e vivono degli stipendi dei genitori, delle pensioni
dei nonni e dei risparmi delle generazioni che li hanno preceduti.
Il rapporto dell’Istat c’informa, inoltre, che dal mercato del lavoro
sono state espulse 800 mila donne, che hanno avuto la grave colpa di
aver messo al mondo un figlio. Di fatto, si è reso impossibile ad una
madre conciliare lavoro e maternità. Un altro segno che va contro
natura.
Passa ancora qualche giorno e arriva la relazione del Governatore
Draghi. “L'analisi dei mali che affliggono la società italiana è stata
impietosa e la denuncia della miopia della politica è risuonata
altrettanto netta”.
La lista del Governatore è fatta di proposte, di obiettivi, di linee
d’azione e si apre con l'efficienza della giustizia civile, il sistema
dell'istruzione, la concorrenza, il mercato del lavoro e gli
investimenti nelle infrastrutture. “Si tratta di riforme alcune delle
quali, da sole, valgono un punto di Pil e che vanno realizzate pensando
a quale Paese lasceremo ai nostri figli”.
Nonostante le indagini dell’ISTAT e le soluzioni del Governatore della
Banca d’Italia siano concrete e perseguibili, c’è un Governo incapace di
ascoltare e leggere i bisogni degli Italiani e c’è una società che cerca
di farsi ascoltare, attraverso i mezzi della partecipazione.
La nostra società, tenuta insieme per anni da paure ed interessi, stanca
della volgarità delle promesse mancate, risponde con i linguaggi
fondanti delle virtù civiche, come altruismo, bene comune e solidarietà.
Nel mio intervento concludevo: l’aria è talmente avvelenata che, per
ora, non s’intravede nessuna proposta di coesione sociale in grado di
lavorare per la crescita di questo nostro paese.
Lunedì 30 maggio l’aria è iniziata a cambiare. Ed è importante che
continui a cambiare lunedì 13 giugno, poiché attraverso la
partecipazione al voto, gli italiani potranno riprendersi la loro
sovranità.
Consapevoli che non è così dappertutto, poiché in nord Africa la
partecipazione al cambiamento delle nuove generazioni, che hanno scelto
di essere protagoniste del loro futuro con qualsiasi mezzo, comporta di
mettere in conto, in questo percorso, la vita.
Giovanni Caputo
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