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Lettere

15 novembre  2012 - di Aurelio Renna

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Risposta all’articolo di prima pagina della redazione di Controvoci

 (pubblicazione anno XV n. 3 - ottobre 2012)
 


Ho letto sullo scorso numero di Controvoci, pubblicato nel mese di ottobre, l’articolo di prima pagina (ndr: leggi l'articolo). Premetto che non so chi siano le “persone che sostengono che Controvoci, nato e cresciuto in seno ad una parrocchia, non debba occuparsi di politica, ma limitarsi ad essere un bollettino parrocchiale”; ritengo perciò opportuno intervenire sull’argomento, perché di recente mi è capitato di avere con alcuni componenti della redazione uno scambio di opinioni a tal proposito. Credo che sia doveroso chiarire, senza alcuna polemica, che le critiche rivolte al giornale, almeno secondo la mia modesta opinione, non sono legate al fatto che esso si occupi di politica, quanto al modo in cui spesso se ne occupa.
Permettetemi di dissentire dalla vostra affermazione relativa ad “un impegno portato avanti liberi da qualunque logica di partito o da retaggi ideologici”. Se così fosse, sarei perfettamente d’accordo con voi, ma i giudizi espressi in varie occasioni e il tono spesso polemico dei vostri articoli riguardanti la politica locale, mi appare talvolta più una chiara presa di posizione, che una reale volontà di far emergere la verità dei fatti. Non nascondo che più volte mi sono chiesto se non fosse più giusto chiamare la testata “Contro-parte” e non “Contro-voci”. Capisco anche che sia alquanto difficile riuscire a fare informazione con estrema oggettività, come sarebbe auspicabile, ma se dobbiamo fare “opposizione” (indipendentemente dal colore delle amministrazioni) lo possiamo fare in altra sede. Se il fine ultimo del vostro agire è la ricerca del bene comune, credo che questo vada fatto nel rispetto delle persone e delle opinioni contrarie.
Per quello che riguarda l’ultima critica che riportate nella parte finale dell’articolo, vorrei aggiungere che quanto dite è sacrosanto: la Chiesa deve accogliere atei e miscredenti col fine però di evangelizzarli trasmettendo loro il messaggio di Cristo; non deve accadere il contrario, cioè che l’ateo o il miscredente converta la Chiesa ad altri “credo”.

Veglie, 14 novembre 2012                                                                                                                           Renna Aurelio