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NOTIZIE

 

05 luglio 2004 - Dagli amici di retinopera

 

Servizio Civile

Da onere imposto a scelta voluta

 

L’ argomento di oggi, oggetto di  riflessione e studio, nell’ambito della nostra comunità di

Retinoperasalento, mi è particolarmente caro . Attraverso un ricordo quasi metempsicotico

riporto alla mente, frammenti di vita precedente ed esperienze oramai sopite. Sopite perché

non condivise con nessuno dei miei attuali compagni di viaggio, e perché atrofizzatesi

nel lungo corso che mi separa dalla fine del mio anno di “Servizio Civile”. 

    Servizio questo, cominciato nel lontano settembre dell’ anno accademico 1996/97, come “obiettore di coscienza”, presso la cooperativa sociale “ Biblioidea”, facente parte

del consorzio di cooperative sociali “ ICS” di Torino.

 Dopo un breve periodo di formazione generica, nel quale appresi quei minimi rudimenti

sull’ intricato  mondo del “Sociale” ed in particolar modo sulle imprese che vi operano, sulla molteplice natura che una cooperativa sociale può avere *( Art. 1 legge 381/91) 1., su

quali obblighi e competenze avevo in qualità di obiettore, nella vita della mia cooperativa

iniziai a pieno il mio anno di servizio.

 Curai con altri ragazzi, un progetto sperimentale, affidato dall’Amiat, azienda municipalizzata, del comune di Torino per la raccolta dei rifiuti, monitorando una zona della città, scelta a mo’ di campione, sensibilizzando gli abitanti , tramite volantini di avviso e riunioni esplicative in quartiere, distribuendo inoltre, appositi contenitori, per il recupero di

scarti alimentari .

Successivamente, avviammo come cooperativa, il “Limone lunare”, un emporio del commercio equo e solidale, sito in via Po 35. Esperienza questa che mi permise di

conoscere più da vicino, una porzione del mercato “sociale” che è spesso totalmente al margine  del grande e proficuo commercio, offuscata dall’agire dispotico delle forti multinazionali.  

Dopo aver vinto una gara d’appalto tra cooperative presso il comune, mi occupai di

“ Carta riciclata”, da ritirare con i mezzi appositamente acquistati da Biblioidea, da molti istituti di credito, scuole, fabbriche, uffici pubblici ,della città e dei comuni limitrofi della prima e della seconda cintura. Affiancavo  nell’ inserimento lavorativo, persone svantaggiate,

con problematicità complesse e diverse(tossicodipendenza, disagio sociale..), supportato quotidianamente dai miei supervisori e da medici e psicologi che collaboravano

 con la cooperativa.

 Il ‘ 96 ci salutava, quando Biblioidea  promosse  “ Cooper’ 97”, l’agenda studio per l’anno successivo, totalmente ideata e realizzata da noi , e completata nell’ impaginazione, stampa, legatoria e cartotecnica da altre cooperative sociali. In questo progetto, io curai la distribuzione in tutto il nord Italia.

Ultima mansione, in ordine di tempo, e certo non per importanza, che svolsi

per  biblioidea, fu quella di portinaio notturno, in una delle residenze universitarie

dell’ E.Di.S.U., in cui ero stato ospite qualche anno prima, in qualità di studente.

Anche in questo caso, non era un lavoro  di mera portineria, ma si trattava di affiancare un ragazzo disagiato, nel suo reinserimento lavorativo. Compito questo che portai avanti

sino al mio congedo.

   

*Le cooperative sociali hanno lo scopo di perseguire l’ interesse generale della comunità alla

   promozione umana e all’ integrazione sociale dei cittadini attraverso:

a)       la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi;

b)       lo svolgimento di attività diverse- agricole, industriali, commerciali, o di servizi- finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.

 Questa, spero breve cronistoria, non vuole essere fine a se stessa.

Non volevo tediarvi , con lo sfoggio delle mie trascorse competenze. Volevo darvi

 un’ idea di quanti ruoli possano interpretarsi nell’ anno di servizio civile.

  Quello che mi preme seriamente e preme a tutti  gli amici che sono qui oggi

è poter dare ai giovani, una chiara percezione di quello che significhi  “operare nel sociale”.

Io sino ad ora vi ho parlato della mia specifica esperienza di otto anni fa, o meglio ve l ’ho

elencata semplicemente. Ma dal ’96 ad oggi la situazione di chi svolge il servizio civile è notevolmente cambiata. Non potrò mai scordare ad esempio, il colloquio sostenuto nella

caserma zonale dei carabinieri, dopo aver chiesto al distretto con apposita e stereotipata domanda scritta, il cambio di collocamento dalle liste di leva militare a quelle del servizio civile. Rammento la difficoltà con cui , al brigadiere dell’epoca, anche in conseguenza

della rigida domanda presentata al distretto di Lecce( in cui sostenevo di “ ripudiare l’ uso istituzionalizzato delle armi”)  motivai la mia volontà di voler per mia propensione, indole

ed esperienza, esercitare l’ anno di leva in ambito civile pur rispettando a pieno le istituzioni

militari che questi rappresentava. Erano sicuramente altri tempi..

L’obbligo della leva è agli sgoccioli e si parla sempre più di “scelta civile”.

Ma oggi, la scelta di chi vuol operare in questo settore, ancor più scientemente poiché libera

deve essere ponderata .

La possibilità poi, che anche le donne possano svolgere finalmente il servizio

civile è un meraviglioso valore aggiunto che certamente incrementa in sensibilità.

  Dobbiamo maturare la convinzione, che quest’ anno rappresenti per i giovani

un periodo formativo in cui assimilare, moltissime esperienze e non esclusivamente lavorative

che andranno a far parte di quel bagaglio di “ Know How” che tanto interessa ai futuri datori di lavoro. Non bisogna incappare nella facile suggestione, che il servizio civile, in sé rappresenti una temporanea soluzione per tutti quei giovani senza lavoro.

Sicuramente, si avrà modo , come lo avuto anch’io, di conoscere una differente realtà lavorativa: quella del sociale, quella delle imprese che operano in questo settore (cooperative  no profit ), ed anche di far tesoro di quelle informazioni che permetteranno di poter diventare

operatore del sociale per il resto della vita.( Costituendo o entrando a far parte di una cooperativa perché no)..

 Giovani in progetto  è uno dei tanti sogni di Retinoperasalento.

È quella moderata e rivoluzionaria volontà di porre i giovani come artefici del proprio

Destino( unusquisque faber fortunae suae ), dove progettare autonomamente ( per questo giovani in progetto e non progetto per i giovani), realtà lavorative attuabili grazie alle garanzie e agli strumenti offerti da chi  giovane, comunque, lo è stato, ponendo così gli adulti come argini sicuri, d’ esperienza e disponibilità, entro cui far scorrere la vita lavorativa delle giovani generazioni.

E’ una scelta audace per poter uscire da quell’ assistenzialismo e clientelismo politico

che ha ottuso da sempre la volontà giovanile di proporsi nel mondo del lavoro e che ha ridotto

le “crude leve” a semplice bacino di voti cui attingere in determinati periodi dell’ anno,

con l’ amo scaltro “ del futuribile quanto evanescente posto di lavoro”.

Coraggio ci vuole,  quello stesso coraggio  auspicato e preteso dal Santo Padre nella giornata della Gioventù “ Giovani alzatevi!”E chissà che insieme con le mutuali sinergie di più enti e con l’ impegno costante dei giovani non  si possa tangibilmente produrre qualche “enova” ed efficiente realtà lavorativa.. Coraggio!!  

                                                                                                 Cordialmente vostro

 

                                                                                                   Antonio Carafa