Bimbi  e mamme   a cura di Daniela Della Bona

 

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DA 12 A 36 MESI  

 

E’ giusto che ogni mamma osservi i progressi del proprio bambino, ma senza inutili apprensioni. Ogni bambino ha il proprio ritmo di crescita e di sviluppo delle capacità e non deve essere forzato a fare qualcosa per cui non è pronto. Va sempre incoraggiato e assecondato, in modo che la sua personalità e la sua autostima ne escano rafforzate.

 

Tra i dodici e i quindici mesi il bambino è in grado di rielaborare le scoperte già fatte. Comincia ad afferrare le somiglianze e le differenze tra le cose. Ricorda gli oggetti che gli piacciono anche quando non li vede e va a cercarli. Ormai cammina da solo, anche se con incertezza, sa portare il cucchiaio e il bicchiere alla bocca senza versarne il contenuto, capisce quello che gli viene chiesto e agisce di conseguenza.

Tra i quindici e i diciotto mesi, oltre a camminare, sale anche le scale. I maggiori progressi si vedono nel gioco, nelle maggiori attività che è in grado di svolgere. La sua memoria continua a svilupparsi, permettendogli di ricordare non solo cose e persone, ma anche luoghi.

Tra i diciotto e i ventiquattro mesi mostra le prime forme di intelligenza vera: prende coscienza di sé, delle sue abilità e dei suoi stati d’animo. Corre senza cadere, salta ed inizia ad usare anche i giocattoli più complessi. Imita il comportamento degli altri e conosce e dice un alto numero di parole.

Dai ventiquattro ai trenta mesi fa i capricci e a volte i dispetti. Programma l’uso per il futuro degli oggetti che gli sono familiari.

Parla in continuazione, ha meno paura di chi non conosce. Riesce a lavarsi le mani da solo e a sfogliare i libri.

Dai trenta ai trentasei mesi usa un linguaggio telegrafico, ma sa farsi capire bene. Inizia i suoi giochi di immaginazione, comincia a lavorare di fantasia. Chiede sempre di più “perché?” e risponde più spesso “no”. Riesce a sbottonarsi i vestiti e a mettersi le scarpe. Gioca attivamente con altri bambini e sa capire il rapporto di causa-effetto in un gioco. Adora essere al centro dell’attenzione.

Dal punto di vista psicologico ed emotivo fondamentali sono due capacità acquisite dal bambino: quella di camminare da solo e quella di giocare simbolicamente, d’immaginazione.

La sua corsa verso l’autonomia è accelerata, ma con questo anche la consapevolezza della separazione dai genitori si accentua.

Questo crea in lui confusione e comportamenti contraddittori. Da una parte il desiderio di esplorazione del mondo, dall’altra il sospetto che i genitori possano allontanarsi irrimediabilmente da lui. Tra i quindici e i diciotto mesi si assiste, allora, ad una fase chiamata di “riavvicinamento”, complessa e dura, che mette alla prova la pazienza dei genitori, a causa proprio dell’atteggiamento incomprensibile e contraddittorio del bambino, il quale da un lato chiede la presenza e l’attenzione dei genitori al suo gioco e, dall’altro, non tollera intromissioni. Chiede più spesso di essere preso in braccio ed avvicinato agli oggetti che vuole esplorare insieme ai genitori e poi, all’improvviso, sguscia via quando è il genitore a volerlo prendere in braccio per dargli da mangiare o vestirlo.

A diciotto mesi il bambino è autonomo sotto molti punti di vista, ma si rende conto di essere vulnerabile di fronte agli imprevisti. Ama stare con gli altri bambini, ma i suoi approcci finiscono sempre con l’esercitare o subire atteggiamenti aggressivi. Anche se sembrerebbe pronto a vivere in società, in realtà non ha ancora i mezzi psicologici che glielo consentono.

A due anni ha già sviluppato un linguaggio adeguato e fatte proprie alcune regole di comportamento, che rappresentano i primi rudimenti della sua moralità e coscienza. Da questa età, le differenze individuali si fanno evidenti: ogni bambino ha una personalità già ben delineata, che si va perfezionando durante il terzo anno di vita.

Dai due ai tre anni  il bambino si sente spinto a fare tutto ciò che desidera, ma trova sulla sua strada i limiti imposti dai genitori. Vorrebbe essere completamente autonomo, ma sa di non poter fare a meno di mamma e papà. Così, sentimenti di odio e di amore verso i genitori si accavallano, per lasciare repentinamente il posto gli uni agli altri. Con la consuetudine, le regole imposte dai genitori diventano parte della sua identità.

 

Conquista cruciale nella vita del bambino sarà poi la capacità di un rapporto d’amore con i genitori prima, con gli altri poi, che si basi su un reciproco dare-avere (capacità che si perfeziona in età scolare e adulta) e che inizia intorno ai due - tre anni, quando il bambino, per avere l’amore dei genitori, comincia a fare ciò che può renderli felici.

 

 

Per chi volesse approfondire l’argomento suggeriamo la lettura di tre libri meravigliosi: Educare, il grande mestiere di Paul Lemoine – casa editrice San Paolo; Capire tuo figlio di Roberto Albani – ET Edizioni; Le madri non sbagliano mai di Giovanni Bollea – casa editrice Feltrinelli.

Daniela Della Bona