Bimbi  e mamme   a cura di Daniela Della Bona

 

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Tratto da Controvoci   anno VII,  n. I-II  (FEBBRAIO-APRILE 2004)

 

I figli non sono di chi li fa, ma di chi li cresce!  

  La meravisgliosa realtà delle adozioni raccontata da alcuni nostri concittadini vegliesi.

I figli sono “piezz‘e core” diceva qualcuno. Già, i figli sono l’organo propulsore della nostra vita, i figli sono la nostra stessa vita. Cosa non si farebbe per loro!

Conosco genitori che con dedizione totale hanno anteposto in ogni circostanza il bene dei propri figli al loro, hanno speso tutta la vita per rendere i figli     persone felici.

E conosco coppie che hanno tentato di tutto, si sono sottoposte a cure ed esperimenti costosi, faticosi, umilianti per riuscire ad avere dei figli.

E’ giusto, è naturale che due coniugi tentino tutto quanto è possibile e moralmente accettabile per avere dei bambini, così come è umano lasciarsi prendere dal panico quando questi non arrivano…

Gli stati d’ansia e di stress e i blocchi psicologici che in questo caso si creano, possono divenire, a lungo andare, il vero impedimento all’avere figli. A volte basta “calmarsi” per “sbloccarsi” psicologicamente e riuscire a concepire.

Non è un caso, infatti, che diverse coppie, che in seguito a fecondazione artificiale sono riuscite a stringere tra le braccia la loro creatura, si siano poi “rilassate” a tal punto da riuscire a concepire di nuovo, e questa volta senza alcun aiuto esterno, senza stress, senza fatica… inaspettatamente.

Diverso è il caso di quelle coppie che non potranno mai avere figli, per impedimenti differenti che sono insormontabili.

Ho deciso di scrivere questo articolo, pensando a tutte quelle coppie che non riescono ad avere figli e a quelle che non ne avranno mai, perché meritano una parola di speranza e anche di incoraggiamento a compiere una “scelta” differente, non meno impegnativa, ma altrettanto gratificante: adottare un bambino.

Essere genitori è un’esperienza unica e meravigliosa e, per sentirsi genitori, non è indispensabile procreare, ma è sufficiente amare… Ci sono tanti bambini sfortunati che aspettano solo di trovare una famiglia che li ami, di avere una mamma e un papà da amare…

I figli non sono di chi li fa, ma di chi li cresce!

Non è un legame genetico a renderci figli e genitori, ma è la condivisione della nostra quotidianità. Crescere insieme, conoscersi poco a poco, condividere le gioie e i dolori, le diverse esperienze di vita, sostenersi a vicenda, litigare e poi fare pace, confrontarsi e scontrarsi ritrovandosi sempre gli uni al fianco degli altri, affezionarsi ed amarsi ogni giorno di più.

E’ questo che ci rende davvero genitori e figli!

Lasciamo perdere le chiacchiere e gli stupidi orgogli che ci impediscono di amare al di là dei legami di sangue.

Ci vuole coraggio, certo, a decidere di adottare un bambino, coraggio ad affrontare la lunga e cavillosa burocrazia e una legislazione poco chiara, che lascia al libero arbitrio dei singoli Tribunali dei Minori la valutazione dell’idoneità di una coppia all’adozione, piuttosto che dettare dei criteri unici per tutti (ma questo è un aspetto che affronteremo in altra sede); coraggio ad affrontare una società che ancora non ha perfettamente assorbito e integrato nella propria cultura la meravigliosa realtà delle adozioni; coraggio a superare le proprie paure, i propri dubbi o il proprio senso di inadeguatezza; coraggio ad amare senza riserve una creatura che non è frutto del nostro grembo, ma che diventerà ugualmente il cuore della nostra vita.

Ci vuole una grande capacità di amare, certo, ma alla fine quanta gioia, quanta felicità nella vita di quelle coppie che prima vagavano nel buio e di quei bambini che erano soli al mondo!

Alcuni nostri concittadini vegliesi, hanno accolto con gioia il mio invito a raccontare la loro esperienza di adozione. Per motivi di privacy i loro veri nomi sono stati sostituiti con nomi di fantasia. Si tratta di una giovane coppia, Federico e Cristina, che ha adottato un bambino neonato e di una giovane donna, che chiameremo Sonia, che è stata adottata in tenera età.

Federico e Cristina raccontano: “Ci siamo sposati all’età di 26 anni e, due anni dopo, rendendoci conto che i figli non arrivavano, nonostante i tanti sforzi, abbiamo iniziato a parlare di adozione. L’idea di avere una famiglia numerosa ci era sempre piaciuta e non avrebbe avuto importanza se, dopo l’adozione, avessimo avuto anche dei figli nostri. Invece la natura ha voluto che non ne potessimo mai avere e questo ci ha ancor più incoraggiati a compiere il grande passo verso l’adozione. E’ stata questa una scelta che avevamo sempre condiviso”.

Quanto è durato l’iter burocratico?

E’ durato circa 4 anni. Abbiamo rinnovato la domanda di adozione una sola volta. Durante questo percorso lo psicologo e l’assistente sociale ci hanno sottoposto ai “raggi x” , per verificare il vero motivo che ci spingeva verso questa scelta. All’interno della stessa coppia possono esserci un approccio e dei motivi personali diversi che portano a compiere questo passo. La nostra determinazione ha convinto tutti della validità delle nostre motivazioni”.

Cosa avete provato nel momento in cui vi hanno comunicato che il bambino era vostro?

Una grande gioia ed una grande tensione per il timore di non essere all’altezza della situazione e per la responsabilità che già sentivamo verso quella creatura voluta dalla mano divina.

Avete adottato un neonato?

Si, avevamo dato la nostra disponibilità ad adottare anche un bambino più grande o portatore di handicap, anche se forse eravamo troppo giovani e inesperti per affrontare quel tipo di situazioni.

Come vivete questa meravigliosa esperienza?

Molto bene, è bellissimo e per alcuni versi l’adozione è ancora più significativa del concepimento naturale. E’ una sorta di esperienza missionaria, che richiede una grande capacità di accoglienza, di “accoglimento dell’esterno”, di accettazione, di condivisione, di donazione totale. E’ un incontro e una conoscenza reciproca. Quando si concepiscono figli propri non ci si pone tante domande, il frutto è della stessa genealogia: negli atteggiamenti di un figlio naturale ritrovi aspetti che lui ha ereditato da te o dall’altro genitore o dai parenti più prossimi. Nel caso di un figlio adottivo l’incontro avviene in una dimensione sconosciuta, per alcuni versi più affascinante.

Quando e in che modo pensate di raccontare al bambino la sua e la vostra storia?

Parlarne a lui è una cosa fondamentale. Bisognerà trovare il modo, il momento giusto. Non è semplice, occorre che lui filtri la verità pian piano, naturalmente. Non c’è una regola, uno stile, un modo che vada bene per tutti. Aspetteremo forse che lui cominci a porsi degli interrogativi, anche non strettamente correlati all’argomento in questione. Aspetteremo che elabori determinate cose e che sia pronto a chiedere delle spiegazioni. Noi saremo lì a rispondergli con naturalezza, semplicità, chiarezza, comunicandogli serenità e sicurezza.

 

Sonia, invece, ci racconta la sua esperienza di figlia adottiva così: “Ci sarebbe tanto da dire, ma voglio solo sottolineare questo: che io amo i miei genitori e loro amano me immensamente. Non sarei stata amata di più da un genitore naturale! Per me loro sono i miei veri e unici genitori: sulle loro spalle io ho pianto, ho sofferto, ho gioito, con loro ho condiviso e condivido tutta la mia vita. Quando ho avuto bisogno di loro, loro erano sempre lì. L’unico periodo in cui siamo stati distanti o, meglio, io mi sono allontanata da loro, è stato quando ho scoperto di non essere loro figlia naturale. Avrei preferito forse che me lo avessero detto da subito, da quando io cominciavo a capire. Avevano avuto diverse occasioni per raccontarmi la verità, ma non lo avevano fatto, forse per timore di come avrei reagito e hanno aspettato che io diventassi più grande, troppo grande forse… Ho sofferto allora: mi sono sentita come tradita dal mondo intero. All’improvviso non sapevo più chi fossi. E’ stata una fase della mia vita molto delicata, che col tempo ho superato senza traumi, grazie al loro amore incondizionato. Ora ciò che penso è che sono stata fortunata ad avere quella famiglia che il destino mi stava negando, e che non avrei potuto desiderare genitori migliori di loro.

E’ bello che tu stia scrivendo un articolo sulle adozioni. Spero che le coppie di sposi non abbiano più paura di adottare un bambino, perché l’amore che nasce tra genitori e figli adottivi è identico a quello che esiste tra genitori e figli naturali. Mi è piaciuta molto una frase che hai scritto nell’introduzione: I figli non sono di chi li fa, ma di chi li cresce! Io aggiungerei questo: I veri genitori non sono quelli che ti danno la vita, ma quelli che ti prendono per mano e ti accompagnano nella vita!

Daniela Della Bona