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FATTE LE LISTE…TORNIAMO A RIFLETTERE (di Salvatore Frisenda - Dottore Commercialista)
Da diversi anni, molte, forse anche troppe, persone
si lamentano che a Veglie non vi è spazio per una partecipazione attiva
alla vita politica e chi ha la fortuna, la sfortuna, la forza o
cos’altro non so, di aderire ad un partito politico rimane emarginato
perché, al suo interno, vi è sempre e solo una minuta oligarchia di
potenti che, impossessatasi del potere, non se lo lascia sfuggire e lascia
agli altri solo le briciole. Allora, molte brave persone, per “non sporcarsi le
mani”, preferiscono restare fuori dalla politica. Questo diffuso modo di pensare sembra sia stato
sconfessato dalla realtà di questi giorni, anzi sembra di assistere ad
una rivoluzione copernicana in politica, perché su circa 8000-9000
votanti, si presentano al nastro di partenza ben 97 candidati a
consigliere comunale e ben 5 candidati sindaci, oltre, a detta di qualche
ben informato, ad altri due o tre candidati sindaci ritiratisi all’ultimo
minuto e circa trenta
candidati consiglieri che, anch’essi all’ultimo minuto, non hanno
trovato posto nelle liste esistenti o si sono tirati fuori ed hanno
preferito non fare gruppo. Tutta questa bramosia di partecipazione alla
competizione elettorale mi ha disorientato e confuso, tant’è che sono
andato a rivedere la legge sul sistema elettorale e con mio sommo
dispiacere son dovuto tornare con i piedi per terra e constatare che non
eravamo tornati al sistema di votazione proporzionale, ma continua ancora
ad essere vigente il sistema maggioritario. Con il sistema elettorale proporzionale ogni partito
presentava la propria lista, per cui era naturale che, in ogni
competizione elettorale, vi fossero cinque, sei, sette liste, che
permettevano ad ogni partito di proporre il proprio modello di governo del paese. Dopo circa 45 anni si pensò bene di cambiare sistema
elettorale e passare dal proporzionale al maggioritario, così con il
sistema delle due coalizioni si sarebbe risolto il problema
dell’instabilità di governo. La realtà che non si è mai voluta capire
o vedere era ed è che eravamo e siamo di fronte ad una profonda crisi
della politica, crisi di idee, crisi di valori, crisi per
l’internazionalizzazione del sistema economico e non di fronte ad una
crisi di sistema elettorale. La paura di perdere la competizione elettorale ha
costretto tutti i partiti ad
alleanze, spesso, solo di carattere elettorale. Una volta ottenuta la
vittoria, si è pensato che lo strumento si poteva accordare in corso
d’opera. Stranamente, però, questa coabitazione forzata,
anziché accordare lo strumento, e far scorrere fluidamente il percorso
amministrativo, ha accentuato le legittime divergenze politiche, i
dissapori, i malcontenti, ed altro. Da parte sua il Sindaco in carica, forte dei poteri
conferitigli dalla legge e poco rispettoso delle “esigenze” degli
alleati che avevano contributo alla vittoria elettorale, ha reputato opportuno esercitare il governo
in modo autoreferenziale. Da parte loro i consiglieri tutti non
sono riusciti a trovare un mix di democratica convivenza per adempiere
pienamente al mandato ricevuto dai cittadini, che, in ultima analisi, è
l’unica cosa che conta nel governo del paese. Questa è la lettura politica che io do delle due
ultime crisi amministrative, anche se sono fermamente convinto che non è
mai segno di maturità e di buon senso, sia da parte degli alleati che da
parte dell’opposizione, firmare la sfiducia al Sindaco senza che essa
venga analiticamente motivata in consiglio comunale . Le conseguenze che hanno generato queste poco
edificanti manovre sono sotto gli occhi di tutti: -
i Sindaci sfiduciati, insieme alla parte di maggioranza rimasta
loro fedele, si sono sentiti traditi, per cui hanno sviluppato solo un
desiderio di vendetta; -
la parte della maggioranza che ha firmato la sfiducia al Sindaco
non ha mai avuto un progetto politico alternativo ed ha cercato qualsiasi
tipo di aggregazione, purché fosse contraria alla sua vecchia alleanza; -
l’opposizione che ha firmato insieme ai dissidenti della
maggioranza ha assunto delle posizioni così rigide che in parte hanno
finito per isolarla. Una volta che si è resa conto dell’isolamento, ha
abbandonato tutti i buoni propositi ed ha iniziato a contrattare con le
aggregazioni più disparate pur di giungere a formare una lista. In questo marasma generale sono prepotentemente
tornati alla ribalta coloro che erano stati contestati e che avevano detto
e ribadito che non avrebbero accettato incarichi politici di leader, altri
hanno fatto finta di mettersi da parte, ma hanno
messo in campo persone a loro molto vicine, altri si sono
autoconvinti di essere puliti, per cui si sono specializzati nel porre
veti, altri, pur di aggregare
consensi, sono scesi a qualsiasi tipo di compromesso, altri ancora si sono
messi sul mercato al miglior offerente, facendo in continuazione salti
acrobatici da un gruppo ad un altro. Il mio può sembrare sarcasmo, ma è soltanto
l’amaro sfogo per una situazione politica che fortemente mi rammarica e
mi rattrista. In questo quadro non certo edificante dello scenario
politico vegliese, tutti hanno litigato con tutti e nessuno, purtroppo, si
è assunto l’arduo compito di guardare in faccia la realtà e cercare di
ragionare sulle cause che hanno generato una crisi così profonda. Visto che in molti hanno chiesto o preteso, a vario
titolo, di partecipare alla contrattazione
politica, anche perché vi è a breve la prospettiva di andare a
governare o ad essere eletto anche se nella minoranza, mi chiedo: -
dove andranno a finire tutti quei soggetti che si sono candidati e
non saranno eletti e quelli che legittimamente aspiravano a
candidarsi e non l’hanno fatto? -
continueranno ancora a dire che in politica non c’e spazio per
loro e si disinteresseranno completamente della cosa pubblica sino alla
prossima tornata elettorale? O nel frattempo continueranno a denigrare
l’operato di chi governa solo per il gusto di dire che chi sta fuori
della politica è una persona
onesta e degna di essere rispettata? Io propongo a tutti i soggetti che in vari modi sono
stati impegnati o sono stati coinvolti nella preparazione delle liste, di
non abbandonare la politica subito dopo le votazioni. Reputo sia opportuno
che essi si schierino con molta tranquillità e senza paura alcuna in un
partito o in un’associazione e diano fattivamente il loro contributo in
termini di idee e di impegno per il raggiungimento di importanti obiettivi
politici, economici e sociali, partecipando alle scelte amministrative che
ogni giorno condizionano la nostra vita e che vale la pena vengano
condivise attraverso un dialogo ed un confronto anche aspro, ma
sicuramente chiaro e democratico, in qualunque modo esso si voglia
sviluppare. Solo in questo modo saremo gli artefici diretti,
entro i limiti che consente la democrazia, delle scelte
politico-amministrative che si fanno nella nostra città, nella quale,
nonostante tutto, io sono orgoglioso e contento di vivere. A proposito di fatti concreti e di partecipazione
attiva, mi permetto di esprimere il mio punto di vista su due argomenti,
tra loro correlati, di fondamentale importanza per lo sviluppo di Veglie. Parlo della variante al piano regolatore generale (PRG),
ora chiamato PUG, e della zona per gli insediamenti produttivi. So per certo che la variante al PRG era già pronta
nella primavera del 1999, prima che fosse sfiduciato il Prof. Antonio
Greco. Con l’amministrazione del Dott. Roberto Carlà poteva essere
approvata quella variante, solo che, così e stato detto, non
è stato possibile, in quanto è stato necessario approvare alcuni
regolamenti e documenti imposti dalle nuove leggi nazionali e regionale. Al di là di varie critiche o contestazioni su quello
che si sarebbe potuto fare e non si è fatto, io metto punto e vado a
capo. Chiedo al prossimo Sindaco ed alla sua coalizione di rendere di
dominio pubblico il progetto di variante al PRG elaborata
dall’amministrazione Greco e il lavoro fatto dall’amministrazione Carlà
e di approvare immediatamente la variante al piano regolatore generale
entro la fine del 2005, al massimo nella primavera del 2006, nello stato
in cui si trova e, se proprio necessario, apportando modifiche delle
quali, però, tutti i cittadini dovranno essere messi a conoscenza.
L’approvazione della variante al PRG permetterebbe di dare il via alla
realizzazione del piano per gli insediamenti produttivi che non può
essere rinviato per nessuna ragione. Questo provvedimento si rende necessario ed
indispensabile non solo per motivi di carattere economico, ma anche
sociale. Non si può continuare ancora a mortificare l’imprenditore
vegliese, costringendolo anche a “vergognarsi” dello stato in cui è
costretto a lavorare, spesso in ambienti piccoli, angusti e malsani, ed
esponendolo a tante sanzioni
amministrative e penali previste dalle vigenti leggi in materia di
sicurezza ed ambienti di lavoro. A Veglie ci sono artigiani favolosi, commercianti ed
imprenditori molto capaci che non chiedono assistenzialismo o sovvenzioni,
chiedono soltanto di essere messi in grado di
lavorare e di poter difendere
a testa alta i loro diritti, essendo da sempre stati rispettosi della
legge e dei diritti degli altri. Chiedo ad alta voce che vengano assolutamente evitati
gli sprechi, come quello del 1999, quando sono stati spesi più di
600.000.000 (seicentomilioni) di vecchie lire per acquistare una zona ad
insediamento industriale, mentre quasi tutti sapevano che quello era un
sito di interesse naturalistico (macchia mediterranea) che per nessuna
ragione poteva essere distolto dalla sua naturale destinazione e chiedo
anche che non vengano trovati ipotetici intoppi burocratici
all’approvazione della variante al PRG (nuova legge regionale
sull’urbanistica n. 24/2004, mancata redazione da parte della Regione
Puglia del DRAG)
perché è certo che essa può essere approvata in tempi brevi. Se il prossimo Sindaco, chiunque egli sia, nei
prossimi dodici mesi, non sarà in grado di approvare il PRG con relativa
zona per gli insediamenti produttivi, è auspicabile, per il bene del
paese, che valuti attentamente l’opportunità o meno di continuare il
suo mandato elettorale. Firmo con il nome, il cognome ed anche con la
professione, per non creare confusione con miei omonimi ai quali, per
nessuna ragione al mondo, vorrei arrecare il ben che minimo danno con
queste riflessioni.
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