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a cura di: A. Carrozzini e G. Marcucci |
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15 febbraio 2004 - a cura di Gianluca Marcucci CONTESA,
SPORT E AGONISMO… L’uomo di oggi, talora disorientato e privo di entusiamo e di gioia di vivere, trova nello sport la possibilità di godere della vita, di migliorare il corpo, di rafforzare la mente, ha cioè modo di perseguire l’ideale del corpo di atleta e della mente di saggio. Gli antichi avevano inteso il valore di questo ideale e i contemporanei lo stanno riscoprendo sempre più, perché aumentano quelli che praticano una disciplina sportiva, giustamente ritenuta necessaria alla formazione umana. L’esercizio fisico, elimina nel bambino alterazioni psicofisiche, promuove la personalità nel giovane e nell’adulto, dà fiducia e amore per la vita all’anziano. Fra tutti i praticanti un’attività sportiva non manca il campione, a cui sono riservati onore, gloria e denaro. Lo sport, però, fenomeno sociale tipico della vita contemporanea, non può essere identificato con la competitività, con lo spettacolo, con la strumentalizzazione del corpo e neppure con un quid di perfetto, di indiscutibile. Va considerato come un fenomeno reale in un contesto umano e come una componente dello sviluppo integrale. E’ il caso di riportare la definizione che ne dà Paul Vialar nella “lettera aperta ad un giovane sportivo”. «Lo sport – egli scrive – è l’atto che tende allo sviluppo delle possibiltà fisiche dell’uomo, con un senso della misura ed un equilibrio definiti dall’intelligenza stessa dell’atto sportivo. È anche la meravigliosa creazione di uno spirito. O, se preferisci, uno stato d’animo conferito insieme da una “disciplina” e da una “morale”». Il vero sport si realizza solo quando, tralasciate le finalità materiali, si pone come fattore educativo che tenda a sviluppare nell’individuo il binomio “fisico e morale”, esaltando la volontà, la solidarietà, l’altruismo. Spesso il divismo, la politica e il commercio ne alterano il valore. Il divismo favorisce gli atteggiamenti di superiorità del campione nei confronti dei suoi compagni; la politica promuove la strumentalizzazione: ad esempio in Germania durante il nazismo lo sport fu utilizzato per affermare il valore della razza; il commercio rende l’atleta “uomo – oggetto”, in quanto ricerca il profitto. L’attività sportiva è particolarmente necessaria a chi fa vita sedentaria. Per tutti però lo sport è un proficuo impegno del tempo libero. La noia e la tensione psichica sono combattute dalla vita sportiva, che, se capìta e vissuta nelle sue vere motivazioni, educa divertendo. La disciplina sportiva conferisce a chi la pratica una vita più serena e più sana. Per questo motivo deve essere valorizzato lo sport di massa, già diffuso in alcuni Paesi industrializzati, ma non in quelli in via di sviluppo. È necessario che lo sport diventi uno dei diritti dell’uomo, perché altrimenti rimarrebbe limitato ad una élite. Nello sport di massa domina l’aspetto ricreativo, in quello agonistico il desiderio di primeggiare, perché nel primo si ricerca maggiormente il piacere, nel secondo il risultato; ma talora sia l’uno sia l’altro comprendono entrambe le note ricordate. L’atleta, per semplificare, dovrebbe sempre cercare di scoprire le proprie capacità e di valorizzarle. In Italia lo sport è poco praticato, perché in molti casi mancano le necessarie strutture e anche una diffusa coscienza sportiva. Molti italiani si considerano sportivi solo perché assistono a manifestazioni sportive; altri non partecipano alle vicende dello sport nemmeno come spettatori. I tifosi invece si appassionano alle vicende del loro idolo o della loro squadra. La manìa del calcio fa sì che negli stadi e talvolta fuori di essi, individui di natura tranquilli, giungano ad atti inconsulti o a risse violente che possono addirittura sfociare in tragedia.
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