Sono qua figliolo, ti ascolto, torna a parlare
delle tue incertezze, della paura,
di tutto quell’ingiusto che pari intravvedere;
dei mari e dei monti che ti ho promesso
e che, a ventisei anni, ancora non puoi toccare!
Son qua, figliolo.
E ti sto a sentire.
E il dolore tuo è mio.
E le lacrime tue son mie !
La tua generazione è quella che soffre di più ?
Questo no, questo, non te lo lascio dire!
Ho sofferto quanto stai soffrendo tu.
Ho tremato più di quanto stia tremando tu.
Sono stata umiliata più di quanto voglia farti sapere.
Ma le lacrime mie, son mie.
Ho camminato, lavorato, pregato
per spianarti la strada,
ma il mondo è tondo ed ora ti sto dietro.
Son qua figliolo.
E raccolgo il tuo malessere.
E ti consolo anche,
ma ti sprono a riprendere il cammino,
a non fermarti ad ogni ostacolo.
Perché la vita è dura, ma è pur tanto bella.
E tu la devi amare.
La vita deve continuare!
E racconterai domani…
E sorriderai, domani, dei tuoi ventisei anni…
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