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LA NOSTRA ESPERIENZA MISSIONARIA
Permettete che, con semplicità
e solo per evidenziare l'opera di Dio, vi comunichiamo ciò che è stata
per noi l'esperienza di "Fidei Donum" a Laisamis (Marsabit). Se
insistiamo a parlarvi di Laisamis non è perché per noi la missionarietà
"ad gentes" si esaurisce lì ma perché è stata e continua ad
essere una finestra attraverso la quale abbiamo capito concretamente, non
a parole, cosa è “l'ad gentes” e ci ha fatto vedere come
"vanno" le cose nel mondo. Abbiamo
visto in volto la fame, la miseria e abbiano capito cosa significano
quelle cifre: il 20% dell'umanità consuma l’80% delle ricchezze
della terra, lasciando le briciole cioè il 20% delle ricchezze all'80%
della popolazione. Per
noi non sono più cifre ma volti precisi e situazioni concrete. Abbiamo
sperimentato che si può vivere senza il superfluo e che tante cose
ritenute necessarie sono inutili. Abbiamo capito che la diversità di
razza, di colore, di religione, è ricchezza. I
poveri, gli emarginati, le persone affette di AIDS, i malati di
Tubercolotici, i devastati dalla medicina locale, le donne e le mamme, i
bambini delle scuole materne, i giovani senza prospettiva futura di
Laisamis: : •
Hanno segnato il nostro cuore: con la loro
accoglienza, sensibilità, semplicità di vita; sporchi, scalzi ma sempre
con un sorriso disarmante da donarti e con uno sguardo limpido, riflesso
della loro anima. La
persona vale per ciò che è e non per ciò che ha o per come veste. •
Hanno segnato i nostri occhi: con la loro vita povera
e oppressa hanno aperto il nostro sguardo sul mondo intero e sulle
ingiustizie che schiacciano l'umanità. Ci hanno insegnato a dire grazie a
Dio per ciò che abbiamo e che loro non hanno; a non rimanere indifferenti
di fronte agli olocausti che si consumano ogni giorno in tante parti del
mondo; ad avere degli occhi aperti a 365 gradi. •
Hanno segnato il nostro spirito: con la loro
religiosità e senso del divino, con i loro canti, con le loro messe
danzate e coinvolgenti, vissute in clima di festa e -che non ti stancano e
non ti annoiano. "Padre non ci insegnate che la domenica è il giorno
del Signore? E allora perché sei preoccupato per le nostre messe
lunghe?" Quel
"Safari ya Imani"(cammino di fede) fatto insieme per anni,
guidati unicamente dalla Bibbia, ci ha fatto scoprire il vero volto del
Dio di Gesù Cristo che si è rivelato a noi gradualmente come al popolo
ebreo, sperimentando che Dio ci guidava come aveva guidato il popolo fino
alla terra promessa: Gesù Cristo. Ci
ha aiutato a leggere la Storia della Salvezza come la nostra storia.
“Padre ho fatto dei corsi sulla Bibbia ma non avevo ancora capito che
quelli avvenimenti erano la mia storia". L'incontrarsi ogni settimana
per ascoltare la Parola per dodici anni, a Laisamis di sera attorno al
fuoco o nella chiesetta a cerchio con al centro i bambini che dormivano
sul pavimento, ci ha fatto sperimentare che Dio camminava con noi. La
liturgia della consegna della Bibbia vissuta come una tappa di un cammino
di fede e sentirsi dire: "Padre, dopo che ho ricevuto la Bibbia,
tornando alla capanna ho riunito i miei figli e ho detto loro: coraggio
ora non dobbiamo avere più paura dei predatori perché abbiamo la Bibbia
con noi, e la Bibbia è la presenza di Dio tra noi nella nostra capanna. E
abbiamo preparato un posto in capanna per la Bibbia". "Padre, io
tornando nel villaggio con la Bibbia o chiamato i vicini, ho aperto la
Bibbia e ho ripetuto la catechesi che tu ci hai fatto e poi ho detto:
tutto è scritto qui" (e lei non sapeva leggere...). Ci direte:
persone senza cultura, non ancora "vaccinate", noi diciamo con
Gesù: "Ti ringrazio Padre perché hai tenuto nascoste queste cose ai
sapienti e le hai rivelate ai piccoli...". Ma non c'è solo l'esperienza
di Laisamis; nella diocesi, grazie a Dio, c'è in atto l'esperienza di
Maria Annunziata in Brasile; l'esperienza dei neocatecumenali e di tanti
religiosi e religiose della nostra diocesi. C'è
un "Libro della Missione" nella nostra diocesi da aprire e da
leggere per attingere ispirazioni per la svolta pastorale, e per accendere
il fuoco della missione nelle nostre parrocchie. Il
rientro non è stato facile... siamo qui con il corpo ma lo spirito, il
cuore è rimasto lì. Ci hanno dato tanto e non possiamo e dobbiamo
dimenticarlo. Ora
ci chiediamo: • Come l'esperienza di Laisamis possa tradursi nella
nostra comunità e nella nostra diocesi perché esse siano attente al
mondo e in particolare a chi soffre ed è emarginato. •
Come fare crescere comunità che siano missionarie, cioè che
sappiano testimoniare nella quotidianità della vita la presenza paterna e
materna di Dio. • Come fare per non dimenticare e non far
dimenticare. • Cosa fare purché
l'interruzione del lavoro a Laisamis sia un momento proficuo di
riflessione per un rilancio e non un capitolo, bello se volete, ma ormai
chiuso e da archiviare negli annali della nostra diocesi. Dall’esperienza
di Laisamis diciamo: forse per essere una parrocchia missionaria occorre
anzitutto collocarsi sulle strade degli uomini e donne d’oggi. Oggi si
esige una chiesa dentro il mondo, sulle strade della vita, per
ricominciare da capo con tutti, a fermentare e lievitare dal di dentro.
"La scelta cristiana e la dimensione missionaria della fede esigono
di essere in strada ...per camminare
insieme con gli altri ...per scoprire Dio insieme. Giovanni Paolo, II parla
dell'uomo, via della chiesa: la via da percorrere, è l'uomo. "Sei
cristiano quanto più vivi dentro l'uomo, sei missionario quanto più vivi
con l'uomo e a passo d'uomo". Dalla
nostra esperienza di Laisamis: l'andare nei villaggi e stare con
loro;.attenderli per la catechesi;rispettare i loro ritmi; camminare con
loro alla scoperta del vero volto di Dio. Ci siamo posti insieme la
domanda: qual è il vero volto di Dio e con la Bibbia abbiamo camminato
per scoprirlo e Dio si è rivelato come si rivelò al popolo d'Israele? "Oggi
è richiesta una fede eroica. Una fede ove Dio è sempre da scoprire. Non
sono un adulto che ha già
raggiunto la meta, ma un bambino che ricomincia con
gli altri, ogni volta. Non
sono già saturo, ma sono
sprovvisto, affamato e ricomincio quasi da zero. Ricomincio con quanti
ricominciano, con quanti
balbettano, con quanti
ignorano Dio o anche
lo negano. Dobbiamo imparare ad avere una fede che cerca. E come cristiani
continuamente scoprire il volto di Cristo, i suoi passi, la sua presenza.
Incontrare Cristo negli altri, scoprirlo negli ultimi, amarlo nei poveri.
Ecco la vera anima della missione: andare incontro agli altri e con
loro cercare come mendicanti
chi percorre i sentieri della vita, per farsi uno, senza tenere nulla.
Spezzare la propria vita perché diventi dono". Buona
riflessione e buon cammino a tutti noi. Fraternamente! Donato
Panna, Fernando Paladini e Giuseppe Satriano
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