Nessuno
mangia, nessuno beve…Ma cos’ è realmente il “Ramadān”? Molti non lo sapranno che il 15
ottobre scorso è iniziato il ramadān,
ma la cosa ancora più assurda è che, nonostante il continuo aumento
della presenza musulmana nella nostra nazione, molte persone non sanno
cos’ è il ramadān.
Oppure, la loro conoscenza si limita a sostenere che è un periodo in cui
coloro che praticano la religione islamica non mangiano e non bevono. Ma
perché non si mangia e non si beve? Il ramadān
è il nono mese del calendario lunare islamico, durante il quale
Maometto ricevette la prima rivelazione coranica. È il Santo Mese del
digiuno ed è inoltre uno dei cinque “pilastri” dell’ Islām. Il
digiuno inizia all’ alba e termina al tramonto, in questo periodo i
musulmani oltre a non mangiare e bere, non possono fumare e avere rapporti
sessuali. Perché
i musulmani digiunano? Proprio durante il mese del ramadān
Allāh avrebbe rivelato a Maometto i primi versetti del Corano. Allāh,
è la parola araba con la quale i musulmani indicano Dio, mentre il Corano
è il loro libro sacro che raccoglie tutte le predicazioni di Maometto. Si
racconta che il profeta aveva l’abitudine di ritirarsi in un luogo
deserto, vicino la Mecca, per pregare e digiunare. Durante uno di questi
ritiri solitari Maometto ebbe un’ apparizione. Era l’arcangelo
Gabriele che, in nome di Allāh, gli ordinava di farsi messaggero
della parola divina presso gli uomini. Molti versetti del Corano fanno
allusione a questo avvenimento. Secondo la tradizione, Maometto
inizialmente aveva rifiutato di obbedire all’arcangelo e, credendosi
posseduto dal demonio, si era allontanato dal luogo dell’ apparizione
con l’ intenzione di andare a gettarsi in un burrone, ma una voce
proveniente dal cielo, che lo chiamava apostolo del Signore, l’ avrebbe
convinto che egli era stato designato da Allāh per portare agli
uomini la vera parola. Ebbene, è proprio questo l’ avvenimento che
celebra il digiuno del ramadān.
Durante questo mese, il nono del
calendario lunare musulmano, i credenti digiunano come digiunava Maometto
nel momento in cui gli furono rivelati i primi versetti del Corano. Ma il
digiuno del ramadān ha
anche un altro significato: si tratta di una forma particolarmente severa
di penitenza e di mortificazione che fu prescritta dallo stesso Maometto.
Per i musulmani questa è la migliore espiazione delle colpe commesse
durante l’anno. La religione musulmana non è l’
unica che prescrive il digiuno. Questo esiste anche presso gli ebrei,
presso i cristiani, e in molte altre religioni; e dovunque sia praticato,
il digiuno riveste più o meno lo stesso significato: è una prova che gli
uomini s’ impongono per farsi perdonare i loro peccati e per avvicinarsi
a Dio, nell’ oblio dei beni di questo mondo. Anche
i bambini digiunano? No, il Corano non prescrive il
digiuno se non a coloro che hanno superato l’ età della pubertà. I
bambini, quindi, non sono obbligati a digiunare durante il mese del ramadān,
ma è raccomandato anche a loro di abituarsi progressivamente. E
i vecchi, i malati? Anche essi sono autorizzati a
nutrirsi, come del resto le donne incinte, le balie, i viaggiatori e tutti
coloro che fanno lavori faticosi. Ma come norma generale, coloro che non
osservano il digiuno del ramadān
devono digiunare in un altro momento dell’anno. Per i musulmani, il
digiuno è molto importante perché è uno dei cinque “pilastri”
dell’ Islām. Quali
sono i cinque “pilastri” dell’ Islām? I cinque “pilastri” dell’ Islām
sono i cinque precetti fondamentali ai quali sono tenuti tutti i
musulmani. - Il primo precetto è la recita
della confessione di fede (Kalima
o Shahada). Consiste nel
pronunciare la formula “Non c’
è altro Dio all’ infuori di Allāh e Maometto è il suo profeta ”. - Il secondo precetto è la recita
delle cinque preghiere quotidiane (Salat).
Preghiere che vengono recitate solo dopo un’ abluzione rituale, a
determinate ore del giorno: prima dell’ alba, a mezzogiorno, a metà
pomeriggio, subito dopo il tramonto e prima di mezzanotte. Una tradizione
racconta che l’ arcangelo Gabriele discese cinque volte dal cielo in una
giornata per fare la preghiera con Maometto. Inoltre, per pregare, un
musulmano non deve necessariamente recarsi presso la moschea, egli può
farlo nella sua casa, all’ aperto dopo essersi purificato con l’
abluzione rituale, ossia dopo aver lavato viso, mani, avambracci e piedi.
In caso di gravi impurità egli deve lavarsi tutto il corpo. - Il terzo precetto è il digiuno
effettuato durante il periodo del ramadān
(Saum). - Il quarto precetto è l’ elargizione
delle elemosine (Zakat). Si
tratta di una “tassa di solidarietà” che viene prelevata annualmente
sul raccolto, la vendita di bestiame e metalli preziosi, e sulle liquidità
di tutti coloro che vivono al di sopra della soglia di sussistenza e i cui
debiti non superano il patrimonio. - Il quinto pilastro prevede il compimento,
almeno una volta nella vita, del pellegrinaggio alla Mecca (Hagg).
Questo è il più importante dei due pellegrinaggi alla Mecca. Tutti
uomini e donne, se sono in buona salute, lo devono compiere purché
abbiano mezzi economici sufficienti. Questo pellegrinaggio si può
compiere solo nell’ultimo mese dell’ anno lunare e coloro che compiono
l’ hagg possono pregiarsi del
titolo onorifico di haggi. Non si deve pensare, però, che
durante il ramadān i
musulmani si dedichino esclusivamente al digiuno e alla penitenza. Al
contrario, era uno dei periodi più festosi del calendario islamico. Dopo
aver “rotto il digiuno”, la gente faceva festa, si recava a fare
visita agli amici, frequentava i caffè e le sale di spettacolo. Nelle
famiglie ricche, si dormiva di giorno e si passava la notte a divertirsi,
fino all’ ultimo pasto che si prendeva proprio prima che il sole
sorgesse. Oggi, le cose sono un po’ cambiate. Tuttavia, nel corso di questo mese vi
sono giorni più importanti di altri. Infatti, la notte tra il XXVI e il
XXVII i musulmani festeggiano “la notte della determinazione”, nella
quale, secondo il Corano, Dio
determina il corso del mondo per l’ anno seguente. Inoltre, il primo giorno dopo la fine del ramadān si celebra la fine del digiuno, con la “festa dei dolciumi” che dura tre giorni. Questa è un’ occasione in cui ci si ritrova, parenti, amici, e conoscenti per scambiarsi piccoli regali e rivolgersi reciprocamente auguri di felicità e di prosperità. È la più grande festa dei musulmani. |