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mondo giovani |
19 giugno 2004 - Focus
Dalla
rivista “Dimensioni Nuove” del Gennaio 2004
CRAIG
KILEBURGER di
Umberto De Vanna
Oggi ha 20 anni e da quando ne aveva 12 si occupa delle ingiustizie del mondo nei confronti dei giovanissimi Al piccolo Iqbal Masih hanno chiuso la bocca con una scarica di mitra il 16 aprile dl 1995, il giorno di Pasqua. Aveva solo 12 anni ed era cristiano. Dopo la messa stava tornando in bicicletta al suo villaggio. Era diventato scomodo da quando aveva intrapreso la crociata per liberare i piccoli pakistani dalla schiavitù del lavoro. Lui stesso a quattro anni era stato venduto dai genitori per sedici dollari a una fabbrica di tappeti. Dicono gli imprenditori pakistani che i bambini hanno mani piccole ma veloci, non protestano, non scioperano, non parlano. Iqbal era diventato un piccolo leader, una bandiera per sei milioni di piccoli sfruttati come lui. E’ guardando a Iqbal Masih, che il dodicenne Craig Kileburger, proprio nel 1995, fondò l’associazione non profit KIDS CAN FREE THE CHILDREN per promuovere i diritti dei minori. Aveva dodici anche lui e stava leggendo il Toronto Stare, ma invece dei suoi fumetti preferiti vi trovò proprio la foto del dodicenne Iqbal. Questo bastò a spingerlo a iniziare cose più grandi di lui. Oggi, a otto anni, di distanza, l’associazione KIDS CAN FREE THE CHILDREN conta 100mila membri in 35 paesi. Chi ha dimestichezza con l’inglese può trovare la storia e l’elenco delle attività nel loro sito: www.freethechildren.org. Il
sogno di Craig è diventare mediatore di conflitti, attività per la
quale è già navigato, tanto che nel 2002 il comitato di Oslo l’ha
addirittura candidato al nobel per la pace. Ma a Craig faceva gola più
che altro il milione di dollari in palio: “li avrei destinati ai
progetti in Africa”, dice. La candidatura è stata comunque un fatto
decisamente nuovo: “Per la prima volta”, dice Craig, “è stato
riconosciuto che anche i giovani hanno un ruolo da giocare nella
promozione della pace”. “Noi
giovani non siamo ancora abbastanza cinici per pensare che le cose
possono andare solo come vanno. Che non ci siano soluzioni
alternative” dice Craig Kileburger a Carlotta Jesi che lo intervista
per Vita. E alle parole, l’associazione può oggi mostrare i risultati: in sette anni KIDS CAN FREE THE CHILDREN ha raccolto fondi per costruire 300 scuole in 21 tra i Paesi più poveri del mondo. Oggi, grazie ai Kids, 20 mila bambini vanno a scuola invece che a lavorare. “Chi
tra gli adulti ti ha ispirato in questi anni?” gli chiede Carlotta
Jesi. Risponde “Madre Teresa. Quando l’ho incontrata, le ho chiesto
come faceva a non scoraggiarsi mai. A tirare avanti tutti i giorni pur
sapendo che il suo lavoro non aiutava neanche a sconfiggere la povertà.
E lei: “ So che nella vita non possiamo fare grandi cose, solo cose
piccole con grande amore”. Craig
è convinto che se gli adulti non fossero così presi a cercare di
frenare l’idealismo dei giovani, potrebbero imparare molto da loro:
“ Dai nostri volontari che passano le vacanze estive e invernali a
insegnare inglese nel sud del mondo, come dai ragazzi brasiliani che
riescono a sopravvivere perché si proteggono a vicenda e dividere tutto
quello che hanno”. Del
resto, sul ruolo che i giovanissimi possono giocare, Craig non ha dubbi:
"un ragazzino americano o europeo non può saper parlare la lingua
di un suo coetaneo indiano o africano, ma potrà sempre giocare a calcio
con lui. E far passare il messaggio che ha il diritto di divertirsi e di
studiare invece di lavorare”. La
sua soddisfazione maggiore è vedere i giovani del Sud del mondo che
riescono a uscire dalla loro condizione ed affermarsi nella vita:
“pochi giorni fa ho incontrato un ragazzo ecuadoregno che ha studiato
in una delle nostre scuole. Coronerà il suo sogno di diventare avvocato
grazie a noi”. Sul
protagonismo giovanile, Craig Kileburger ha scritto addirittura un libro
“Take Action”, dove spiega ai giovanissimi come diventare portatori
di cambiamento sociale. E alla domanda “che cosa dovrebbe fare un
giovane per conquistare il Nobel per la pace?” Craig dimostra di avere
i piedi ben piantati in terra: “Non è importante puntare al Nobel.
Non è necessario per forza fare cose grandi. Il contrario, semmai. La
prima cosa che ho fatto io è stata una vendita di oggetti usati in un
garage per raccogliere fondi”. Umberto De Vanna Craig Kileburger Suite 300, 7368 Yonge Thornhill, Ontario L4J8H9 CANADA
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