LETTERA ALLE AUTORITA’

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XYLELLA: LETTERA DEL COMITATO AMBIENTE SANO ALLE AUTORITA’ ITALIANE

inviato per la pubblicazione

COMITATO AMBIENTE SANO
Parco delle Rimembranze, 17‐ tel.3807568043
73010 VEGLIE
Veglie, 22 aprile 2015

Preg.mo Sig.
Presidente del Consiglio
presidente@pec.governo.it

Preg.mo Sig.
Ministro delle Politiche Agricole
ministro@pec.politicheagricole.gov.it

Preg.mo Sig.
Presidente della Regione Puglia
presidente@regione.puglia.it

Preg.mo Sig.
Presidente della Provincia di Lecce
presidenza@provincia.le.it

Preg.mo Sig.
Commissario Straordinario per l’emergenza Xylella fastidiosa
g.silletti@corpoforestale.it

e, p.c.,
Preg.mo Sig.ra
Commissario Comune di Veglie
protocollo.comuneveglie@pec.rupar.puglia.it

E’ un fatto che da qualche settimana molti contadini, proprietari di uliveti sia
grandi che piccoli, si stiano industriando e impegnando con entusiasmo e speranza a
riprendere le buone prassi nel coltivare le proprie piante. Nelle campagne si sentono i
motori forti dei trattori che arano la terra per estirpare le erbacce incolte che quasi si
confondono con i rami bassi dei nostri ulivi. Si sentono le motoseghe che a tutto gas
recidono i succhioni che soffocano la stessa pianta, tutti ad affannarsi in questa che
sembra una lotta contro il tempo, che vede, da una parte, il contadino che si prodiga a
prendersi nuovamente cura delle sue piante e, dall’altra, le autorità che si affrettano a
recidere alberi e a cospargere di pesticidi le campagne.
“Dal Male viene fuori il Bene” . La minaccia Xylella sta risvegliando in tutti noi
non solo il senso di appartenenza e di attaccamento alla nostra terra, ma sta facendo
anche riscoprire quelle che sono sempre state le buone prassi, i metodi tradizionali,
quel poco che la pianta dell’ ulivo ci chiede per poter poi ricompensarci con il suo
“ORO” sia lampante sia extravergine. Riemerge un retaggio del passato che ci ricorda
che siamo figli di una CIVILTA’ RURALE. Dovremmo, nel nostro stile di vita, tenere
sempre in considerazione questa innegabile verità e cioè che la natura non si cura della
logica umana, giacché ne ha una sua propria, che riconosciamo solo quando ci
schiaccia. E’ altrettanto vero che la natura in molti casi senza l’intervento dell’uomo
“degenera”. Partendo da queste verità, la mano dell’uomo deve intervenire su di essa,
deve compiere e realizzare le proprie opere non trascendendo da quello che è il
significato intrinseco della stessa parola “mano”: le hanno chiamate così perché le loro
opere devono permanere, devono essere riconosciute nel presente e ricordate dai
posteri.
Premesso ciò chiediamo alle autorità competenti un impegno maggiore non
solo nel fronteggiare il problema nell’immediato , ma soprattutto nella ricerca di una
soluzione sostanziale per debellare del tutto la minaccia.
E’ vero che la piaga del disseccamento rapido degli ulivi ha gettato da subito
tutti nello sconcerto, incredulità e impotenza, mettendo in evidenza a più livelli un
sistema di controlli fitosanitari del materiale vegetale importato molto lacunoso e
superficiale, ma è vero pure che mentre ci si sta concentrando tanto sulla zona
cuscinetto, poco e niente si sta facendo nelle aree del sud salento, maggiormente
colpite, le quali fungono da vero e proprio serbatoio inesauribile di fitopatogeni verso il
nord Salento. Cosa si sta facendo in merito? L’ informazione risulta molto frammentata
e poco chiara e questo è un dato di fatto. Al di là dei trattamenti con fitofarmaci per
fermare l’insetto vettore, trattamento che sembra possa essere preventivamente
sostituito dall’aratura e altre buone prassi agronomiche, oltre a estirpare le piante
infette o potenzialmente infette, si sta cercando una soluzione che sia meno drastica e
invasiva, ma altrettanto valida ed efficace? Quanto sta investendo la Regione Puglia e il
governo italiano in termini di finanziamento per la ricerca scientifica sia per capire
meglio le cause della malattia ma soprattutto per capire di quali cure necessitano i
nostri ulivi? Quale ricerca sta attuando l’Università del Salento o si sta invece
chiudendo in un silenzio passivo, proprio quell’università che avrebbe dovuto
rappresentare la punta di diamante e il volano di crescita e sviluppo del nostro
territorio, investendo soprattutto in risorse umane piuttosto che soltanto in nuovi e
grandi palazzi? Perché non si aprono tavoli di dialogo con quanti non concordano con il
piano che si vuole mettere in atto e cercare una via condivisa per uscire insieme da
questo problema che riguarda tutti?
Del disseccamento dell’ulivo è anche complice un modello di sviluppo che mira
solo alla mera quantificazione economica di un bene prodotto, ignorandone
completamente il contorno. Con la crisi dell’olivicoltura molti agricoltori hanno
abbandonato (talvolta con colpe ingiustificabili) gli uliveti con ripercussioni negative
soprattutto a livello ambientale – paesaggistico. Ma rischia di risentirne tutto un
sistema economico e sociale basato sulla stretta connessione ed interdipendenza tra
agricoltura‐agroalimentare‐turismo. I nostri amministratori devono capire che
l’agricoltura non è soltanto un comparto specifico dell’economia, ma è vita vera e
propria. Perché le istituzioni non attuano un patto mutualistico e di reciproca
responsabilità verso i veri attori della difesa e custodia del territorio, ovvero gli
agricoltori? Tenere in ordine un bordo stradale, un canale, un muretto a secco, un
appezzamento di terreno ha risvolti positivi ambientali anche per l’intera comunità:
perché allora non incentivare queste buone pratiche in tempi di crisi con qualche
misura di aiuto (per esempio la defiscalizzazione)?
Sono tante le domande che ci sorgono perché sono tantissime le incongruenze
e le perplessità con cui i nostri politici hanno gestito l’intera vicenda, che sta
assumendo le fattezze di una vera e propria piaga. Le scelte calate dall’alto non ci
piacciono, la soluzione partecipata e condivisa dei problemi a partire dal basso invece
riteniamo sia la doverosa modalità che rispetta e rispecchia l’intelligenza e la dignità
dei salentini.
IL COMITATO AMBIENTE SANO

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